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sabato 29 marzo 2014

Recensione a Marina Lovato con AL DI LA' DELL'INFINITO - a cura di Vincenzo Monfregola


AL DI LA' DELL'INFINITO
di Marina Lovato - EGO di David and Matthaus Edizioni

Piacevolmente sorpreso nel leggere la silloge di Marina Lovato, mi è sin dai primi versi stato chiaro che l'autrice ha personalità, il suo poetare non è comune, metrica sciolta e disinvolta nella piena espressione concettuale, questo avviene quando si leggono poesie scritte e dettate dall'anima, di quelle per niente costruite, si tratta di quei versi che raccontano velando un mondo che appartiene al proprio essere nel mondo.
Nella silloge ci si perde in liriche che novellano e declamano l'amore, per quanto delicatamente mascherato, nei confronti di tutto quello che appartiene in questa vita all'autrice, ella cattura i dettagli di una giornata, rende padrona l'emozione e sovrano diventa il regalo che le porta, qualsiasi sia la sua entità.
La prima poesia è la prova che l'autrice sceglie di portarci nel suo "vivere", dal titolo A mia madre, i versi lasciano sin da subito intendere quale sia il suo punto di riferimento, quale la fonte primaria che dà origine al senso di tutto quanto nella sua vita. Profonda e piena d'amore, è una lirica all'altezza di aprire ed inaugurare una lettura a fiato pieno di Al di là dell'infinito: […]Ami le tue figlie e le hai fatte diventare donne/un ringraziamento andrebbe per ogni notte passata insonne,/le hai accompagnate alla cresima per non abbandonarle all'oblio/e, poi, le hai lasciate libere di credere o meno in Dio.[…]. Versi che non hanno bisogno di essere interpretati, non esiste parafasi se non quella esplicitamente dichiarata dall'autrice stessa. 

Seguono liriche a mio avviso di inconsueta armonia, in quanto non sempre è tutto palesemente dichiarato, l'autrice Marina Lovato racconta in modo velato le proprie emozioni, è il caso di Fugacità: 
Tin… Tin… Tin.../Il tempo, lento/ scandisce i battiti del mio cuore./Tin… Tin… Tin...//Dormi adesso, solo il futuro/Potremmo ancora giocare,/urlare, sognare.//In questo tunnel infinito/nasce, calda e irrequieta,/la fiamma dell'amore.//Alla finestra,/un volto sconosciuto,/appare riflesso./Osservo qualche foto/ormai sbiadita.//Tin…Tin…Tin…/il tempo scorre./Mi lascio cullare/dai pensieri,/dalle paure,/dalle passioni. 
Gli insoliti versi di Lovato raccontano, profonda è la chiave di lettura per chi riesce a trovarla e dare il vero senso alle parole dell'autrice che si regala il tempo, l'amore, gli agenti esterni, il viversi; sono gli occhi attenti che svestono l'invisibile e materializzano in versi tutto quello che l'anima "è".
Marina Lovato scrive parole di cuore, versi di pancia li chiamo io, pur essendo di impeccabile precisione se di questo stile si vuole raccontare il proprio poetare, è disinvolta e parla con lo spessore delle parole non badando al lessico prestigioso, ama darsi ai lettori così come vive se stessa nel suo tempo.

Al di là dell'infinito è una raccolta di pensieri nello spazio temporale, vi sono a piè di pagina alcune note che riportano le date di riferimento riguardo la nascita di alcune sue poesie, adoro quando si rimembra in qualche modo l'origine dei propri versi, questo è darsi al lettore completamente, regalare loro una lettura che non bada alla forma precisa e terribilmente perfetta, è rivolta al lettore che non usa il "righello" per misurare la lunghezza dei versi e porta con sé il vocabolario dei sinonimi, per ricercare il termine che scintilla, l'autrice regala ai propri lettori l'autenticità dei suoi versi nati esattamente come li leggiamo.


Vincenzo Monfregola


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