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martedì 22 gennaio 2013

Erika Corvo a "scritturati"

INCONTRO CON ERIKA CORVO
a cura di Ivan Caldarese

E' un piacere averti nostra ospite, racconti ai nostri lettori chi è EriKa Corvo? 
Non aspettatevi Miss Universo: sono un cesso. A vedermi non mi dareste due lire, ma so fare tante cose. Tutto quello che so fare l'ho imparato da sola. Ho imparato a leggere perché non avevo altro da fare, da piccola non mi facevano mai uscire. Leggevo di tutto con un'avidità spaventosa. Ma non i libri per i piccoli! Quelli dei grandi: Pirandello, Trilussa, Kipling, Salgari, Tomasi Di Lampedusa, gli Urania, il mio primo amore; i classici di fantascienza della Nord.

Finiti quelli, leggevo anche i foglietti illustrativi dei medicinali e gli ingredienti del Cioccorì. In due lingue, perché in italiano, alla fine, erano sempre le solite due righe. Magari non capivo tutto, ero piccolina, ma sono cresciuta rovinandomi gli occhi sui libri prima ancora della terza elementare.
E poi? Poi mi sono sposata incinta per andarmene di casa, sposata coi vestiti che avevo addosso e basta. Sposata con un disgraziato, geloso e violento, pur di andarmene: una vita di stenti e d'inferno. Soldi per i libri non ce n'erano, dovevo pensare al bimbo, e si faceva fatica perfino a fare la spesa. E quando il mondo dove vivi non ti piace più, ne inventi un altro; le favole che ti racconti la sera per addormentarti e non pensare che non hai mangiato. I libri che volevo, ho iniziato a scriverli da sola. La storia che avresti sempre voluto leggere e nessuno ha mai scritto.
Il tempo passa. Divorzio dal primo disgraziato e ne trovo uno peggiore. Io continuavo a scrivere. I figli sono diventati due. I lavori che ho fatto per sopravvivere sono diventati mille. Parrucchiera, cartomante telefonica, vendita porta a porta, baby sitter, dog sitter, stiratrice, cuoca a domicilio, lavori di bricolage domestico, autista privata, ricamatrice, stiratrice, ripetizioni ai ragazzi delle medie, badante, spesa a domicilio e tanti altri. Poi tornavo a casa e spaccavo la legna per la stufa, sbiancavo i muri, costruivo i mobili con sega, martello, cacciavite e black e decker; ho messo insieme un impianto elettrico, e durante tutto questo ho cresciuto i figli.
I romanzi scritti sono diventati nove. Mai fatti vedere a nessuno, perché gli editori, se sono scritti a mano non li vogliono.
Due anni fa ho trovato un posto come badante presso la suocera di un architetto. Un giorno questi mi dice che, per principio, non legge libri scritti da donne, in quanto li trova troppo melensi e sdolcinati. Gli porto uno dei miei lavori e gli dico: bene, leggi questo, l'ho scritto io. Nonostante fossero più di quattrocento pagine scritte a mano, l'ha letto d'un fiato. Poi mi ha regalato un vecchio computer che teneva in montagna e mi ha detto: copialo e presentalo a qualcuno. È veramente bello.

Quando hai notato la passione per la scrittura?
 
Mio padre si divertiva a scrivere poesiole, raccontini, filastrocche e cambiava i testi alle canzoni facendole diventare spiritose. Niente di speciale, ma amici e parenti si divertivano alle sue trovate. Io sono cresciuta sapendo che fosse possibile farlo; era una cosa normale, e credevo che tutti lo potessero e lo sapessero fare. Andavo ancora alle elementari quando ho iniziato a farlo anch’io. E lo facevo bene. Ci sono rimasta male quando ho capito che gli altri, invece, non ci riuscissero.
Scrivere, è sempre stata la mia passione. Ho iniziato col diario, quando ero proprio piccola. Alle medie avevo già scritto varie raccolte di poesie e iniziavo a cimentarmi nei racconti. Ingenui, stupidotti, semplici… ma imparavo cosa si dovesse scrivere, e come farlo sempre meglio. Sono sempre stata spietata con me stessa, non mi sono mai crogiolata pensando di essere brava, se quello che facevo non era perfetto.
Scrivere e comporre, sono passioni che ho avuto da sempre. Quando, alle elementari, la maestra dava temi di fantasia, prendevo sempre dieci. Perché sapevo che scrivere qualcosa degno di essere letto, era possibile. Come vi dicevo, mio padre scriveva piccole cose: raccontini, filastrocche, canzoncine… cose da nulla, che però amici, parenti e colleghi apprezzavano. Sono cresciuta sapendo che bastava un po’di impegno per intrattenere e divertire. Giocare con le parole è sempre stato il mio passatempo preferito.
Perché lo fai? Perché sai di poterlo fare. Non mi è mai passato per la testa che fosse qualcosa al disopra delle mie possibilità, e quindi lo facevo.
A diciassette anni, coi primi soldini guadagnati, mi sono comprata una chitarra, ho imparato a suonare (di nascosto) e ho iniziato a scrivere canzoni. Quando ho visto un bando di concorso per voci nuove, non ci ho pensato un minuto: “Vado e mi scritturano”.
Non era presunzione, non lo è mai stata. Era certezza. Non saprei come altro definirla.
Più di duemila partecipanti. Solo in due avrebbero inciso un disco (allora c’erano gli ellepì in vinile) gratuitamente. Indovinate chi fossero i due vincitori? Un certo Enzo Ghinazzi, che poi sarebbe passato alle cronache sotto lo pseudonimo di “Pupo”, ed io.
Ho inciso “Il Mondo alla Rovescia”, ma non è stata fatta pubblicità, perché avevano su di me altre mire. La legge del marketing è legge ferrea. In quel momento mancava sul mercato una cantante per bambini (Cristina D’Avena non esisteva ancora), e io gli sembravo il personaggio giusto: adolescente, fresca, acqua e sapone, e una sconcertante inclinazione per le filastrocche (ancora adesso posso inventare su due piedi una canzoncina in cinque minuti). Ma a me non interessava. Ho scritto tantissime canzoni per bambini…  ma tanti anni dopo, per i miei figli. Mi sono divertita moltissimo in sala d’incisione, ma non ho voluto dar seguito alla faccenda, l’ho vissuta solo come un bel gioco. Scrivevo cose di tutt’altro genere, tant’è che stavano pensando di presentarmi al pubblico come “De André donna”.
Ho voltato pagina e ho iniziato a scrivere raccontini e poesie. Solo dopo sposata è esplosa la passione per i romanzi e i racconti lunghi.


Cosa significa per te scrivere, cosa ti provoca?

Iniziamo col dire che sono trent'anni che combatto contro il mondo, e che con le mie sole forze, ben al disotto della soglia di povertà, ho dovuto tirare su due figli e mettere su casa (proprio nel senso di costruirla: chiodi, martello, cacciavite, fili elettrici, assi di legno e vernice).
Partiamo dal fatto che qualunque cosa uno faccia senza esservi costretto, la fa per cercare di stare meglio: dall'iscriversi in palestra, al fare nuovi incontri, o al fare uso di alcool o droghe. Per bilanciare qualcosa che non ha il giusto equilibrio, o per creare una sorta di transfert psicologico e liberarsi di fantasmi e paure. I bambini piccoli disegnano quello che gli fa paura per buttarlo fuori da loro. Quando sono un pochino più grandi creano gli amici immaginari, e quando viene il temporale e il tuono li spaventa, abbracciano l'orsacchiotto e dicono a lui di non avere paura, perché tutto finirà bene.
Io ho creato Brian Black, e gli ho chiesto di cavarsela nelle situazioni più pazzesche, sul filo dell'impossibile, perché potessi riuscirci anch'io.

Hai qualche autore in particolare o modello al quale ti ispiri?
 
Più che altro, mi ispiro a quegli autori dei bei tempi che furono, che sapevano scrivere. No, non ho un modello particolare a cui ispirarmi. Forse perché avendo iniziato da piccola, ormai possiedo un mio stile peculiare, e non me ne discosto.


Ci sono stralci dei tuoi libri al quale sei legata particolarmente?
 
Tanti. Tantissimi! Tutte le scene di battaglie e combattimenti, studiate minuziosamente con precisione maniacale. In “Fratelli”, la scena dove Brian racconta a Heinz la barzelletta del preside. In “Taman Shoudy” l’apologia della libertà di Shoudy. In “Dvostruk”, la sofferta scelta di Darovan. In “Diamond il mio miglior nemico”, quando Stylo viene ferito a morte: piango sempre, nel rileggerla. E quando Igrel minaccia di buttarsi giù. In “Diamond tutto è possibile, l’incontro con Dirty, e quando Tyce prende le parti di Brian. In “Shadir, i guerrieri ombra”, tutti gli addestramenti tra le mura del castello… ma sono tutti contenuti in libri che devono ancora uscire, a parte la prima citazione…

Cosa pensi dell'evoluzione che ha avuto l'editoria?
 
Ah, perché, l’editoria si è evoluta? Oh, cavolo, non lo sapevo! Come diceva Totò: “Ma mi faccia il piacere!” Vuoi sapere cosa sia l’editoria moderna? Eccotela qua. Fai conto di avere un bel romanzo da pubblicare. Vai su internet e decidi di partecipare a tutti i concorsi letterari che ti capitino a tiro. "Presenta il tuo racconto entro il giorno tot del mese tale". Tu glielo mandi e ti rispondono che è bellissimo, che sei bravissima, che sono sicuri di un grande favore di pubblico e critica.... e ti chiedono due, tre, o quattromila euro per pubblicare. Il giorno dopo torni su internet e vedi che i concorsi in giro sono gli stessi, hanno solo posticipato la data di scadenza, e il gioco spillaquattrini  ricomincia.
Almeno un venti, venticinque risposte da altrettanti editori. Tutti belli entusiasti e prodighi di elogi: e quant’è bello, e come sei brava, e com’è scritto bene… solo che in fondo alla lettera, scoprivi che gli elogi fossero direttamente proporzionali alla cifra chiesta. Fino a 3600 euro chiesto dalla Albatros, 3000 dalla Nuovi autori, poi scendendo fino ai 600 della La Riflessione. Questi ultimi mi avrebbero poi corrisposto la fantastica cifra di 5 centesimi a copia venduta. La MJM edizioni, invece, chiedeva solo 1300 euro, in compenso poi ti avrebbe pagato in copie del libro. Neanche i 5 centesimi di quegli altri! Il massimo è stato quando ho iscritto i miei libri ad un bel concorso nazionale indetto annualmente dalla Italia Letteraria Editrice, dove oltretutto dovevi pagare per iscriverti.
 Bè, pensi, con i soldi che tirano su, possono pubblicare i primi tre… Sentite com’è finita: mi classifico terza, e mi arriva la lettera di congratulazioni… in cui mi si chiedevano 2000 euro per pubblicare!! Mmmh… meno male che avevo vinto, figurati se avessi perso!
Ancora più demenziale la Caos. Avrebbero deciso a priori quante copie stampare, e aperto le prenotazioni sei mesi prima dell’uscita del libro. Chiuse le prenotazioni, al momento della messa in commercio, io avrei dovuto pagare tutte le copie invendute, cioè non prenotate da nessuno. Se non avessi pagato, a chi avesse già prenotato (e pagato), avrebbero mandato qualcos’altro, perché non si sarebbero nemmeno presi il fastidio di mandare in stampa. Un nome, una garanzia: più caos di così!...  Selezionano il materiale migliore tra tutto quello che gli arriva; ma non rischiano niente, non investono niente, guadagnano tutto, e non ti danno niente.
Poi ho trovato degli angeli. La Booksprint. Quando hanno saputo delle mie condizioni economiche ben al di sotto della soglia di povertà, hanno deciso di fare tutto gratis, e me l’hanno comunicato il giorno del mio compleanno. Avete mai ricevuto un regalo del genere? Persone gentili, serie, competenti, disponibili, affidabili… sono stata circondata di attenzioni fino al momento in cui ho avuto il libro tra le mani. Non fanno pubblicità? E chissenefrega, hanno fatto anche troppo, e del resto non la fanno neanche quelli a pagamento!
Ho trovato, successivamente, la Youcanprint e la e-Pubblica che hanno pubblicato gratis, brava gente con cui mi sono trovata benissimo. Ma non mi fido più di tutte le chiacchiere che ho sentito finora, e sconsiglio a tutti di pubblicare a pagamento, alle condizioni che vi ho esposto. Certo, se uno ha tanti soldi e la voglia di cavarsi uno sfizio, perché no? Chi si compra la Ferrari, chi la pelliccia, chi un attico con vista panoramica, perché non pubblicare un libro? Ma non fate sogni campati in aria: si scende subito.
 Probabilmente proverò a pubblicare qualcosa a pagamento (ma non con quei signori citati in precedenza), giusto per vedere cosa succede, e magari per potervelo raccontare. Ma non credo assolutamente che questo mi porti qualche vantaggio. Anzi, ne sono più che convinta. Voglio solo poter dire a me stessa che ho fatto tutto quello che potessi fare, senza lasciare nulla di intentato. Ma è un mio scrupolo, ripeto: sono convinta che questo non mi porterà a nulla.
Ovvio, poi, che la gente non compri più libri! Entri in libreria e trovi solo criminali: Cesare Battisti, Amanda Knox, Raffaele Sollecito, Alberto Stasi, Renato Vallanzasca, Felice Maniero, le memorie di Salvatore Parolisi, quelle del comandante Schettino... ho visto qualcosa anche con la faccia di Bin Laden in copertina! Ma per farti pubblicare gratis da un grande editore, devi avere per forza ammazzato qualcuno?
La prima legge del marketing è che devi investire per avere dei ritorni. Se viene pubblicato solo quell'autore che ha duemila o tremila euro da spendere, indipendentemente dalla qualità di quello che ha scritto, e non è l'editore stesso ad investire nel materiale che ritiene più valido, il risultato è che quello che sta in libreria non interessa a nessuno. Non si comprano più libri? E che vi aspettavate?
Pubblichino gratis chi merita, non chi arriva dal Grande Fratello.
Gli e-book e il self publishing? Sì, adorabili. È che puoi pubblicare il più bel libro del mondo, ma senza pubblicità non venderai a nessuno, oltre che a tuo fratello e tuo cugino. Devono pubblicizzare chi merita. La pubblicità è il novanta per cento della vendita.

I tuoi romanzi si ispirano ad avvenimenti in qualche modo accaduti?
 
E’ ridicolo, ma Blado si è ispirato a qualcosa che doveva ancora accadere. Ho finito di scriverlo quattro anni prima dell’attentato alle torri gemelle. Ma qualunque, mediocre, scrittore di fantascienza avrebbe potuto prevedere che il solo modo di portare l’attacco al cuore dell’America sarebbe stato con degli aerei di linea. Quando ho visto in tv gli aerei schiantarsi sulle torri, ho pensato con un brivido di orrore: ”Ma come hanno fatto a non prevederlo?”
Sono stata felice che Blado non sia stato pubblicato fino all’anno scorso. Avrei vissuto nell’angoscioso dubbio di aver suggerito io l’idea a Bin Laden.
Per tutti gli altri miei romanzi, per fortuna, non ci sono eventi già accaduti. Ma ci sono molte cose che possono realmente accadere. Spero che sbagliarmi.

Hai progetti inerenti l'editoria, ma differenti dai romanzi?
 
No, direi di no. Per il momento mi interessa solo pubblicare tutti i romanzi che ho già pronti. Poi, si vedrà.
Ringrazio tutti per lo spazio che mi è stato concesso, e spero di non avervi annoiato. I miei romanzi non vi annoieranno di certo, tant’è che assicuro la massima garanzia: soddisfatti o rimborsati. Comprate uno dei miei lavori, lo leggete e non vi piace? Mi contattate, me lo rispedite dicendomi per quale motivo non vi è piaciuto, e vi rimborso la spesa, spedizione compresa. Più di così, che volete da me?
Un bacio a tutti dalla vostra Erika.

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